Pittura murale
Nobile Collegio della Mercanzia
Domenico Bruschi
1899
Nell’Ottocento i consoli della Mercanzia vollero emulare la committenza artistica dei propri predecessori. La Sala dell’Udienza era completamente arredata e nel 1865 vi fu introdotto il bancone quattrocentesco già nel Collegio dei Notai. Esistendo però un’altra stanza accanto alla principale, si affidò la decorazione al perugino Domenico Bruschi vissuto tra il 1840 e il 1910. L’artista eseguì sulla volta pitture murali inneggianti all’opulenza della Mercanzia, ritratta in abiti classicheggianti, alla quale due figure maschili presentano merci; all’intorno bambini e giovani sorreggono festoni di frutta e due donne, nelle lunette, impersonano la Giustizia e il Consiglio. Due iscrizioni, “MEUM EST CONSILIUM ET AEQUITAS” e “QUIS CUSTODIT OS SUUM CUSTODIT ANIMAM SUAM”, invitano a un comportamento saggio e riservato.
La data 1899 indica la fine dei suoi lavori. Se le figure allegoriche femminili ricordano stilisticamente statue michelangiolesche, la personificazione della Mercanzia ricca e potente richiama tematicamente soluzioni del Veronese con gli Dei che spargono doni su Venezia e Venezia che riceve tributi dai suoi domini. Lunetta e sottarco, che si trovano in fondo alla stanza, sono opera di un pittore barocco che data l’intervento al 1640. Una scritta corre a demarcare l’intervento del Bruschi dalla decorazione precedente che evidentemente viene risparmiata per esplicita volontà del Collegio e dello stesso Bruschi: vi si legge “CON QUESTA FASCIA TERMINA LA PITTURA DELL’ANTICO MAESTRO”.